SINDROME DA COLON IRRITABILE o IBS (Irritable Bowel Syndrome)
La Sindrome del colon irritabile è un disturbo molto comune che colpisce prevalentemente le donne.
Si stima che in Italia ne soffre il 18% della popolazione, ma dal momento che solo una minoranza delle persone affette da tale disturbo si rivolgono ad uno specialista, probabilmente l’incidenza reale è molto più elevata. Tale sindrome sembra particolarmente diffusa tra le persone che lavorano in contesti lavorativi stressanti e competitivi dove si richiede il raggiungimento di standard molto elevati: manager, imprenditori, bancari, industriali… Nel mondo industriale americano, la sindrome è la seconda causa più comune di malattia.
Il disturbo si manifesta con due o più dei seguenti sintomi (continui o presenti per almeno tre mesi), di cui almeno uno che si verifica una volta su quattro:
Dolore o disagio addominale, che si allevia con la defecazione;
alterazione della frequenza delle feci;
alterazione dell’aspetto delle feci (feci dure o sciolte/acquose);
alterazione del passaggio delle feci (con sforzo o urgenza, con la sensazione di evacuazione incompleta);
produzione di muco;
gonfiore o sensazione di rigonfiamento addominale.
Spesso la situazione è aggravata dalle diete fai-da-te che le persone adottano nel tentativo di alleviare i sintomi e dalla tendenza a sottovalutare il problema, nella speranza che con il tempo migliori. Purtroppo, nonostante nella stragrande maggioranza dei casi, non si evidenzino cause organiche, con il tempo il disturbo tende alla cronicizzazione e produce un significativo peggioramento della qualità della vita fino all’isolamento sociale e lavorativo.
Dal momento che le persone tendono a considerare la sindrome del colon irritabile una malattia organica, si rivolgono soprattutto al gastroenterologo invece che ad uno psicoterapeuta.
La sindrome del colon irritabile è un problema di natura funzionale dove le cause psicologiche svolgono un ruolo determinante. |
All’origine della sindrome, il modello cognitivo - comportamentale individua una costante e dinamica interazione tra fattori fisiologici, psicologici e sociali. Nonostante l’utilità dell’intervento medico e di una dieta adeguata, le ricerche mostrano l’importanza di un trattamento psicologico e individuano nella terapia cognitivo comportamentale l’approccio più efficace, anche rispetto al solo trattamento medico.
I miglioramenti non riguardano solo il dolore addominale, ma anche l’ansia e la depressione che sono spesso associati al problema.
Alla base del disturbo si rilevano fattori psicologici e sociali tra i quali:
L’incapacità di individuare ed esprimere le emozioni per cui il disagio psicologico arriva a manifestarsi attraverso sintomi fisici. In seguito, l’eccessiva attenzione al malessere fisico diventa un potente fattore di mantenimento del problema, in quanto rendendo ancora più difficile la giusta considerazione di pensieri ed emozioni all’origine del disturbo, ostacola l’elaborazione psicologica del disagio dando vita ad un circolo vizioso che mantiene la sindrome.
Tendenza, molto più comune nelle donne, a prendersi cura, ad assecondare le esigenze e le aspettative degli altri trascurando i propri bisogni. Alla base di tale atteggiamento c’è il tentativo di evitare conflitti interpersonali che possano esporre al rifiuto e all’abbandono.
Tendenza ad autocolpevolizzarsi per delle situazioni che sono andate male nella propria vita o in quella dei propri cari. Chi assume tale atteggiamento si sente responsabile della felicità degli altri e spesso pensa di non fare abbastanza per le persone care.
Il perfezionismo patologico per cui si tendono a perseguire obiettivi troppo elevati, che se non vengono raggiunti diventano la dimostrazione della propria incapacità.
Un aspetto del perfezionismo si manifesta con una preoccupazione eccessiva circa la possibilità di compiere errori, in quanto ogni errore viene percepito come fallimento personale. Il perfezionista inoltre tende ad una eccessiva preoccupazione riguardo la pulizia, l’ordine e l’organizzazione, finendo per passare così tanto tempo ad organizzarsi e a controllare che tutto sia in perfetto ordine, da trascurare ogni altra cosa.
Il genere femminile. Nell’acquisizione del ruolo femminile le donne subiscono forti pressioni sociali e culturali che le spingono a valorizzare la perfezione del corpo per cui i sintomi del colon irritabile sono fonte di vergogna, imbarazzo, svalutazione di sé più che per gli uomini. Inoltre nelle donne vengono rinforzati alcuni aspetti psicologici e alcuni comportamenti come la dipendenza, l’attenzione agli altri, l’accudimento, la compiacenza, ma nello stesso tempo questi comportamenti vengono svalutati perchéritenuti segno di debolezza e inferiorità. Quando questi aspetti non sono pienamente consapevoli, il disagio che ne deriva si può esprimere attraversi sintomi fisici.
La terapia cognitivo comportamentale della Sindrome del Colon Irritabile si sviluppa essenzialmente in tre punti:
una fase educativa di informazione sull’IBS e sull’alimentazione;
strategie di gestione dello stress e dell’ansia;
un corso di assertività con lo scopo di migliorare le relazioni interpersonali.
Gli obiettivi della terapia sono:
cogliere la relazione tra pensieri emozioni comportamenti, situazioni di vita e sintomi;
interrompere i circoli viziosi che aggravano i sintomi;
migliorare la propria vita relazionale e affettiva;
sviluppare strategie efficaci per reagire alla sindrome del colon irritabile migliorando
la qualità della vita.
"Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi"
Roberto Benigni
D.ssa Roberta Bracci
Psicologo, Psicoterapeuta
Riceve per appuntamento a Viterbo ed effettua anche consulenze psicologiche on line mediante Skype o Whatsapp
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