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APPROFONDIMENTI E CURIOSITA'

L'AUTOSTIMA
L’autostima è il complesso delle valutazioni che l’individuo ha maturato sul proprio conto. 
Il concetto di sé è dato dall’insieme delle caratteristiche a cui una persona fa riferimento per descrivere se stessa. Sebbene l'autostima e il concetto di sé siano collegati, essi non vanno confusi in quanto è possibile descriversi in modo oggettivamente positivo (come riconoscersi capacità scolastiche, atletiche,  artistiche…), ma continuare a non amare realmente sé stessi.  Le prime teorie descrivevano l’autostima come una caratteristica psicologica unitaria, ma per molto tempo  non c’è stato parere univoco circa l’esistenza di una unica stima di sé oppure  di molteplici stime di sé funzionanti in modo relativamente indipendente le une dalle altre, ciascuna legata ad un ambito particolare. Così mentre alcuni studiosi pensavano possibile ad esempio  avere una buona stima di sé in ambito professionale e una scarsa considerazione di sé nell’ambito della vita sentimentale, altri ritenevano l’autostima una dimensione non divisibile, considerando poco probabile che si potesse avere una buona opinione di sé in un campo specifico ad esclusione di altri. Gli studi più recenti descrivono l’autostima in termini multidimensionali, e anche se le dimensioni individuate sono molte, quelle considerate più rilevanti sono: le relazioni interpersonali, la competenza di controllo sull’ambiente e quella sulle proprie emozioni, il successo scolastico e/o lavorativo, la vita familiare, il vissuto corporeo. 
L’autostima globale è un apprezzamento più generale del sé e si basa su una autovalutazione integrata di tutte le componenti della propria personalità. L’autostima globale non corrisponde però necessariamente alla somma o alla media delle varie autostime specifiche. Infatti succede che, pur avendo molte autostime specifiche buone, si può essere afflitti da un fondamentale e generico disprezzo per sé stessi, e viceversa, si può essere abbastanza fieri di sé pur avendo molte autostime specifiche piuttosto mediocri. Questo accade perché le persone assegnano ad ogni settore un diverso peso: quanto più per una persona è importante riuscire in un dato campo, tanto più quell’autostima specifica influirà (positivamente o negativamente) sulla sua autostima globale: se si attribuisce importanza alle aree in cui si è capaci, l’autostima globale sarà positiva, se invece si considerano importanti aspetti in cui si è carenti, l’ autostima sarà negativa.  Di conseguenza una bassa autostima può essere poco dannosa se è riferita solo ad alcuni aspetti di sé non considerati importanti, ad esempio se per un ragazzo il successo scolastico ha un gran valore e la sua riuscita a scuola è mediocre, la sua autostima ne risentirà, ma se lo stesso ragazzo tiene in maggiore considerazione le abilità sportive e riesce bene in questo campo, avrà una buona autostima nonostante gli scarsi risultati scolastici.

L’autostima è legata anche alla discrepanza tra Sé percepito e Sé ideale ossia tra quello che si vorrebbe essere e quello che si pensa di aver raggiunto.

Il Sé percepito equivale al concetto di sé, mentre il Sé ideale è influenzato dalla cultura e dalla società:  se il modello ideale appare troppo lontano rispetto alle capacità che la persona si attribuisce  si avrà un abbassamento dell’autostima.

  La persona con una buona autostima si valuta in modo positivo e:

  • Affronta i compiti e le persone con fiducia aspettandosi di essere ben accolta e di avere successo.

  • Attua prestazioni al massimo delle proprie possibilità e consegue più spesso successi scolastici e  professionali

  • Anche se percepisce carenze o difetti, non è ipercritica, conosce i suoi punti di forza e li valorizza

  • Anche se soddisfatta di sé, può desiderare di essere diversa e spesso si impegna per migliorarsi, tuttavia in caso di insuccesso è pronta a “perdonarsi”

  • E’ caratterizzata da un funzionamento personale più felice e più efficace

  • Raggiunge un buon adattamento socio-emozionale

  • Conosce profondamente se stessa

La persona con una bassa autostima non è contenta di sé e:

  • Affronta i compiti e le persone con molta insicurezza, aspettandosi eventi negativi. Un tale atteggiamento determina apprensione e spesso finisce per agire come una profezia che si auto avvera determinando un circolo vizioso: bassa autostima → basso rendimento → bassa autostima.

  • Può esibire una falsa sicurezza nel tentativo di compensare le proprie carenze e apparire all’altezza.

  • Può ritirarsi in se stessa, timorosa del contatto con gli altri perché teme di essere rifiutata. Ha la tendenza a focalizzarsi sugli insuccessi, sui difetti e sulle opportunità mancate alimentando uno stato di disagio e sofferenza.

  • Ha la tendenza a focalizzarsi sugli insuccessi, sui difetti e sulle opportunità mancate alimentando uno stato di disagio e sofferenza.

Mentre la sana autostima aiuta a consolidare i punti di forza e a sviluppare i punti deboli, favorisce la crescita e il benessere psicologico della persona, uno scarso apprezzamento di sé è una condizione presente in molti stati di disagio psicologico: ansia, insicurezza, paura dell’intimità,  disfunzioni sessuali, disturbi del comportamento alimentare, scarso rendimento scolastico, dipendenze, depressione, maltrattamento di bambini, suicidio. La persona con scarsa autostima inoltre, spesso ritiene di non meritare riconoscimenti, attenzioni e benessere e non è in grado di riconoscere che il diritto di cercare la felicità è intrinseco all’esistenza stessa.
Le opinioni delle persone su se stesse riflettono il modo in cui sono state trattate dall’ambiente sociale. Le etichette e i giudizi degli altri giocano un ruolo significativo nella determinazione dell’autostima: gli individui arrivano a percepirsi e valutarsi allo stesso modo in cui sono stati percepiti e valutati dagli altri,in particolare dalle figure di riferimento. Questo implica che se un bambino viene definito cattivo, o riceve attenzioni solo quando si comporta male, oppure se le sue interazioni con gli adulti presuppongono in genere dei provvedimenti disciplinari, esso finirà con l’interiorizzare un’immagine di sé negativa. Tale  interiorizzazione comporterà l’allineamento del comportamento all’immagine di bambino cattivo, e la conseguente disapprovazione degli altri non farà altro che confermare ulteriormente l’immagine negativa di sé. In tal modo il giudizio degli altri diventa una profezia che si autoavvera relativamente al concetto di sé del bambino e al suo comportamento. Al contrario i bambini che si sentono dire che sono bravi o che sono intelligenti hanno un’autostima più alta di quelli che vengono apostrofati con parole tipo “goffo” o “sciocco”.  L’autostima deriva dunque, oltre che dai successi conseguiti, dall’amore e dalle attenzioni ricevute in famiglia, dalle aspirazione e dai progetti che i genitori proiettano sul proprio figlio e dalle esperienze scolastiche. 
L’autostima inoltre è strettamente collegata allo stile attributivo di una persona, ossia a quel processo cognitivo attraverso il quale si cerca di attribuire una causa agli eventi, si interpretano i fatti che si verificano nell’ambiente. Lo stile attributivo si caratterizza per alcuni aspetti:

  • Interno /esterno.  Tendenza a localizzare fuori di sé o dentro di sé le cause degli eventi.

Le persone che si autoaccusano quando falliscono hanno come conseguenza una diminuzione dell'autostima. Viceversa le persone che attribuiscono gli eventi negativi a fattori esterni, (a patto che lo facciano con cognizione di causa e senza perdere di vista le proprie responsabilità), non perdono l'autostima. Un’ autostima alta di solito deriva da attribuzioni interne in caso di successo (riesco perché sono bravo), e da attribuzioni esterne in caso di insuccesso (non riesco perché sono stato sfortunato, perché il compito è difficile ecc.).

  • Pervasivo/specifico. Tendenza a dare spiegazioni universali o al contrario specifiche ai propri fallimenti: la persona che utilizza spiegazioni pervasive, quando esperisce l’insuccesso in un’area (ad esempio il lavoro), pensa che la propria vita sia un fallimento totale. Le spiegazioni universali determinano impotenza in molte situazioni, mentre le spiegazioni specifiche generano impotenza solo nell’area in cui il soggetto è in difficoltà. Lo studente che attribuisce la responsabilità del suo insuccesso a una situazione specifica e sulla quale ha un certo controllo (ad esempio poco studio) manterrà una buona autostima mentre lo studente che attribuisce l’insuccesso a una causa globale e fuori dal suo controllo (ad esempio pensa di essere poco intelligente) avrà una percezione di sé molto negativa che inciderà pesantemente sull’autostima.

  • Permanente/ temporaneo ossia la tendenza ad individuare cause stabili ed immutabili oppure temporanee per i propri insuccessi: lo studente che pensa di essere negato per la matematica  individua una causa stabile e si sente impotente rispetto a questa sua incapacità, mentre lo studente che attribuisce l’insuccesso ad una causa occasionale (indisposizione, poco tempo dedicato allo studio …) pensa di poter rimediare.

L’approccio cognitivo comportamentale prevede tecniche e strategie per sviluppare una sana autostima. Un percorso di crescita personale aiuta la persona a:

    • Modificare lo stile di attribuzione sviluppando una visione più oggettiva e realistica della situazione in modo da evitare di addossare tutta la colpa di un insuccesso alla propria incapacità quando possono aver influito cause indipendenti da sé (difficoltà oggettive, circostanze sfavorevoli ecc.) e, nel caso si dovessero attribuire i propri fallimenti a cause interne, non considerarle come stabili (stupidità, incapacità ecc.), ma come transitorie (stanchezza, indisposizione ecc.)

    • Ridimensionare la portata di un insuccesso. Un fallimento non è la prova del proprio scarso valore. La persona con una sana autostima ha consapevolezza dei propri limiti, ma anche dei propri punti di forza, non si scoraggia e soprattutto non mette in discussione il suo valore per un obiettivo mancato.

    • Modificare il dialogo interno in modo da contrastare la tendenza a pensare a sé stessi in termini autosvalutanti.

    • Imparare a conoscersi meglio, arrivando ad una visione più obiettiva delle proprie potenzialità, focalizzando l’attenzione non solo sugli aspetti negativi, ma soprattutto su quelli positivi.

    • Modificare le proprie ambizioni, rivedere i propri ideali e le proprie aspirazioni. Gli obiettivi da perseguire devono risultare stimolanti, ma non eccessivi, calibrati sulle proprie capacità reali. Spesso chi ha una bassa autostima si pone mete irraggiungibili per poter poi giustificare il mancato raggiungimento delle stesse con la motivazione che si tratta di obiettivi impossibili da raggiungere. La persona con una sana autostima non si sente perfetta, ma si rapporta a se stessa in modo realistico e positivo. Si impegna per migliorare i punti deboli e valorizza i punti di forza.

    • Sviluppare abilità di comunicazione assertiva, presupposto essenziale per costruire relazioni interpersonali soddisfacenti.

    • Sviluppare abilità di problem solving (capacità di raggiungere obiettivi).

                                                                                         D.ssa Roberta Bracci